Il Fondatore
Al rientro dal fronte della Prima guerra mondiale, in un periodo storico in cui l’agricoltura viveva un momento di difficoltà, il giovane Giovanni Iannella si rimboccò le maniche e, forte degli insegnamenti del padre Erasmo che con grande sacrificio era riuscito a comprare un piccolo appezzamento di terreno, con la stessa passione e forza di volontà diede continuità al suo operato.
All’epoca Torrecuso era una piazza di fondamentale importanza per il mercato delle uve campane, punto di incontro tra viticoltori e vinificatori. Nonostante le iniziali difficoltà economiche, con la sua visione avanguardistica Giovanni intuì che la coltivazione dei vigneti in un territorio fertile come quello di Torrecuso fosse la strada da percorrere per il successo così ne impiantò di nuovi e rinnovò quelli più vecchi.
Era il 1920 quando Giovanni decise di dare nuova dignità al frutto del suo lavoro, fondando quella che sarebbe diventata una delle cantine più antiche e importanti del Sannio. Egli era conosciuto da tutti come “U’ signore” per il suo fine palato e l’infallibile olfatto e, soprattutto, per l’intraprendenza e lo spirito pioneristico con il quale aveva dato vita alla sua attività. Esigeva la perfezione, si dedicava di persona con grande dedizione al controllo delle lavorazioni in vigna, delle fasi di pigiatura e vinificazione, alla ricerca quasi maniacale della qualità assoluta senza compromessi. Era severo con chi lavorava per lui ma anche molto umile e generoso. Durante la terribile crisi del 1929, un gran numero di persone andò a cercare lavoro presso la sua piccola cantina per ricevere un aiuto economico e nessuno fu rimandato indietro. Da allora i suoi compaesani lo apprezzarono ancora di più. Chioma folta e sguardo fiero, amante della vita e dei suoi piaceri: il vino, il cibo e gli affetti. Dopo il lavoro si recava in paese a piedi, per giocare a carte con gli amici e poi tornava a casa per godersi la famiglia. Sposò Carmina, una giovane del paese, da cui ebbe quattro figli.
A chi gli chiedeva quale medicina gli permettesse di essere cosi vivace e appassionato, Giovanni rispondeva: “Il vino della mia cantina”.
All’epoca Torrecuso era una piazza di fondamentale importanza per il mercato delle uve campane, punto di incontro tra viticoltori e vinificatori. Nonostante le iniziali difficoltà economiche, con la sua visione avanguardistica Giovanni intuì che la coltivazione dei vigneti in un territorio fertile come quello di Torrecuso fosse la strada da percorrere per il successo così ne impiantò di nuovi e rinnovò quelli più vecchi.
Era il 1920 quando Giovanni decise di dare nuova dignità al frutto del suo lavoro, fondando quella che sarebbe diventata una delle cantine più antiche e importanti del Sannio. Egli era conosciuto da tutti come “U’ signore” per il suo fine palato e l’infallibile olfatto e, soprattutto, per l’intraprendenza e lo spirito pioneristico con il quale aveva dato vita alla sua attività. Esigeva la perfezione, si dedicava di persona con grande dedizione al controllo delle lavorazioni in vigna, delle fasi di pigiatura e vinificazione, alla ricerca quasi maniacale della qualità assoluta senza compromessi. Era severo con chi lavorava per lui ma anche molto umile e generoso. Durante la terribile crisi del 1929, un gran numero di persone andò a cercare lavoro presso la sua piccola cantina per ricevere un aiuto economico e nessuno fu rimandato indietro. Da allora i suoi compaesani lo apprezzarono ancora di più. Chioma folta e sguardo fiero, amante della vita e dei suoi piaceri: il vino, il cibo e gli affetti. Dopo il lavoro si recava in paese a piedi, per giocare a carte con gli amici e poi tornava a casa per godersi la famiglia. Sposò Carmina, una giovane del paese, da cui ebbe quattro figli.
A chi gli chiedeva quale medicina gli permettesse di essere cosi vivace e appassionato, Giovanni rispondeva: “Il vino della mia cantina”.